Ogni giorno, anche senza rendercene conto, siamo esposti a sostanze che possono avere effetti dannosi sulla nostra salute, dal fumo passivo delle sigarette all’inquinamento dell’aria provocato dal traffico urbano, elementi che insieme possono contribuire a danneggiare il benessere personale. Questa esposizione esagerata a sostanze potenzialmente nocive, in alcuni casi, può riguardare anche il cibo, in particolare per chi ha l’abitudine di mangiare fuori casa.
Esistono infatti delle sostanze chimiche, conosciute con il nome di “ftalati”, che possono rivelarsi un serio rischio per la salute a cui, purtroppo, sono esposti quotidianamente milioni di consumatori senza esserne del tutto a conoscenza. Ed è su questo che si è concentrata una ricerca condotta da un team della George Washington University.
Per comprendere il reale pericolo evidenziato dai ricercatori, è importante ricordare che gli ftalati sono delle sostanze chimiche in genere usate nella produzione di materiali in plastica, quindi anche contenitori per il cibo, per renderli più flessibili. Il problema, tuttavia, sarebbe da trovare nel fatto che gli ftalati potrebbero contaminare gli alimenti, aumentando quindi l’esposizione e danneggiando la salute. Secondo i ricercatori, una esposizione prolungata potrebbe contribuire all’insorgere di varie patologie, dall’asma al diabete fino all’infertilità e persino alcune forme di cancro.
Per comprendere la reale entità del problema, i ricercatori hanno coinvolto un gruppo di oltre 10.000 persone, alle quali sono state chieste le abitudini in tema di alimentazione. Effettuando delle analisi delle urine sui soggetti coinvolti, è emerso che nelle persone che il giorno prima avevano mangiato fuori casa era presente una concentrazione di ftalati maggiore del 35% rispetto a chi, invece, aveva mangiato in casa.
Dallo studio emerge, quindi, che ad essere maggiormente esposte sarebbero le persone che hanno l’abitudine di mangiare fuori casa. Ad essere più esposti, inoltre, sarebbero gli adolescenti. In questo caso la presenza di ftalati nell’organismo sarebbe superiore del 55%. Da non sottovalutare, inoltre, il fatto che i rischi maggiori riguarderebbero non solo adolescenti, ma anche bambini e donne in dolce attesa.
Per ridurre l’esposizione agli ftalati, la soluzione ipotizzata dai ricercatori sarebbe ridurre il consumo di cibi conservati in contenitori di plastica. Ma non sono solo le confezioni destinate agli alimenti al centro del problema. Attenzione deve essere rivolta anche ai giocattoli per bambini, soprattutto quelli in plastica, che possono esporre i più piccoli a queste sostanze dannose per la salute. Non è un caso se esiste un divieto riguardo l’uso di ftalati all’interno dell’Unione Europea, ma nonostante questo vengono ancora commercializzati prodotti che contengono queste sostanze nocive.
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