Covid-19, sospetto nuovo focolaio nell’avellinese

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Il sud sembrava essersi momentaneamente salvato dall’allarme Covid-19. Le misure draconiane decise dal governo parevano aver arrestato la diffusione del patogeno nel Mezzogiorno. A quanto sembra però la grande fuga dalla Centrale di Milano potrebbe aver reso inutile la stretta.

Per il momento non ci sono certezze ma sembra che un nuovo focolaio di contagio si sia acceso nella zona di Avellino, precisamente ad Ariano Irpino.

Secondo quanto riportato dalla cronaca infatti, il numero di contagi nella zona sembra essere aumentato in maniera insolita rispetto alle tendenze del resto del meridione e della regione Campania.

Un’ipotesi ancora tutta da confermare quella dell’innesco di un’altra grossa catena di trasmissione che non può però essere presa alla leggera. E in Campania alla presidenza della regione c’è un politico che certamente non si è fatto la fama di prendere i rischi sottogamba.

Il governatore Vincenzo de Luca del Partito Democratico ha infatti immediatamente disposto la chiusura della cittadina nell’avellinese per l’alto ritmo di contagio del Covid-19. In questo modo Ariano Irpino si trasformerà almeno per i prossimi 15 giorni in una Codogno del Sud. Completamente isolata con divieto di entrata e uscita.

Nonostante la drasticità delle misure, il governatore ha voluto stemperare la tensione (anche e soprattutto per evitare le solite corse agli scaffali dei supermercati fughe improvvise) affermando che si tratta di una misura esclusivamente precauzione, che non inasprisce eccessivamente le normative tutt’ora vigenti.

Si ricorda infatti che non esistono più “zone rosse”, visto che tutta Italia è soggetta alle medesime restrizioni: da Ariano Irpino si potrà uscire solo per motivi di necessità ulteriormente più restrittivi rispetto a quelli previsti dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in vigore dal 9 marzo.

Non è la prima volta che il governatore De Luca decide di intervenire in maniera così decisa. Difatti ha anche disposto un divieto di passeggiare per strada se non per motivi di stretta necessità (di salute, per fare la spesa, portare a spasso il cane, andare a lavoro etc…), di stare “stravaccati” sulle panchine nei parchi, imponendo la quarantena per 15 giorni nei confronti di chi verrà sorpreso a non rispettare le disposizioni della regione.

Una ipotesi che nel caso di nuova violazione farebbe sfociare le conseguenze dell’atto nel penale. Misure rigide e severe in una ragione spesso anche eccessivamente associata ad una certa allergia alle regole. Un’allergia che in realtà vediamo diffusa in tutta Italia, per fortuna in una minoranza della popolazione. Ad esempio, il sindaco di Trani, esasperato dai continui bivacchi in giro per la città ha formalmente richiesto alla prefettura l’intervento dell’esercito.

Il primo cittadino di Bari invece, ha deciso di andare di persona in giro per i parchi (non chiusi ufficialmente ma ai quali l’accesso sarebbe fortemente sconsigliato in quanto non rientrerebbe tra le necessità), trovando diversi cittadini a fare sport e picnic. Una scena che ha causato la sua irritazione, ripresa dalla telecamera di un telefonino e che lo ha spinto a chiudere “a mani nude” i parchi in questione, allontanando le persone e sigillando i cancelli.

Fonte: Il Mattino

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