I progressi in ambito medico fatti nel corso dei decenni hanno contribuito a migliorare la conoscenza di molte patologie che affliggono gli esseri umani, e in determinati casi di trovare cure a malattie che un tempo, in caso di diagnosi, corrispondevano quasi ad una condanna a morte, ma nonostante questo sono ancora molteplici le patologie al centro di ricerche mediche per le quali non esiste una cura definitiva, tra le più terrificanti rientrano anche quelle forme di demenza che nella maggior parte dei casi si verificano in età avanzata.
Sono numerose le ricerche e sperimentazioni che hanno come obiettivo quello di trovare delle cure farmacologiche, ma nel frattempo anche prevenire queste malattie sin da giovani può rivelarsi una soluzione importante, ed è quanto rivelato dalla rivista The Lancet, che ha confermato l’importanza di ridurre sin da giovani 9 fattori di rischio che contribuiscono in maniera significativa all’insorgere di demenza.
Trattandosi di patologie per le quali non esiste una cura effettiva, anche le terapie di supporto possono svolgere un ruolo fondamentale nel trattamento di queste malattie, ed è per questo che la rivista The Lancet ha pensato di creare una commissione composta da 24 esperti, la Lancet Commission on Dementia Prevention and Care, che ha preso in considerazione le ricerche effettuate fino ad oggi sulle terapie e la prevenzione delle diverse forme di demenza per dare delle risposte basate su dati certi.
Dai risultati presentati durante l’Alzheimer’s Association International Conference di Londra, i ricercatori hanno sottolineato come sia fondamentale prendere provvedimenti da giovani, riducendo i 9 fattori di rischio identificati fino a questo momento per ridurre le probabilità di dover affrontare queste patologie. Ad esempio, migliorare il livello di istruzione dedicando del tempo allo studio, sin da giovani, curare obesità e ipertensione e curare la perdita di udito possono ridurre del 20% le probabilità di ammalarsi. Allo stesso modo smettere di fumare, curare il diabete e la depressione, dedicare del tempo all’attività fisica e avere rapporti sociali riducono il rischio del 15%.
Lon Schneider, della University of Southern California, rivela che agire su questi 9 fattori di rischio può avere effetti persino migliori rispetto alle attuali cure farmacologiche sperimentali. Questo non significa che i progressi nello sviluppo di una cura siano fermi. Attualmente sono 27 le sperimentazioni in fase finale, e questo potrebbe far sperare in ulteriori progressi nel breve termine. Nel frattempo la prevenzione e le terapie non farmacologiche possono svolgere un ruolo importante, tanto più se consideriamo che attualmente sono 47 milioni le persone affette da forme di demenza nel mondo, numero che entro il 2050 si stima possa raggiungere i 115 milioni.
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