Quando si parla di diabete il riferimento è certamente rivolto ad una patologia che riguarda ormai oltre 400 milioni di persone nel mondo, un numero che entro i prossimi anni è destinato ad aumentare in maniera preoccupante rendendo questa una delle patologie più diffuse che richiede interventi mirati per poter offrire cure adeguate ai pazienti riducendo il rischio di complicazioni.
Fino ad oggi il diabete viene riconosciuto in due diverse forme, quello di tipo 1 che si rivela una patologia autoimmune causato dall’impossibilità, per l’organismo, di produrre insulina, e il diabete di tipo 2, la forma più diffusa della patologia che si traduce in livelli di glucosio molto alto correlati ad una resistenza all’azione dell’insulina. Arriva, tuttavia, da un recente studio l’ipotesi che il diabete possa essere suddiviso in 5 diverse categorie, una ipotesi che potrebbe aiutare a trattare in maniera più precisa le diverse forme di questa patologia.
Secondo dati diffusi nel 2017, sarebbero oltre 3 milioni le persone costrette a convivere con questa patologia in Italia, ma molte sono ancora quelle che convivono con la patologia senza saperlo, non avendo mai ricevuto una diagnosi. In molti casi importante può essere la prevenzione che aiuta a ridurre le complicanze migliorando quindi la qualità della vita dei pazienti. In questo caso, conoscere meglio la malattia può aiutare a creare trattamenti mirati a seconda delle esigenze del paziente.
Ed è su questo aspetto che si è concentrato lo studio condotto in collaborazione tra il Lund University Diabetes Centre in Svezia e l’Institute for Molecular Medicine in Finlandia, pubblicato sulla rivista The Lancet Diabetes & Endocrinology.
L’obiettivo di questa ricerca è quello di identificare diverse sottocategorie del diabete di tipo 2, per cercare di identificare degli elementi che consentano di mettere a punto delle terapie diverse a seconda del paziente, offrendo una cura più mirata e adatta ad ogni caso. Per rendere possibile questo, sono stati coinvolti 14775 pazienti che hanno ricevuto una diagnosi di diabete e sono stati presi in considerazione diversi aspetti come età al momento della diagnosi, peso, condizioni del pancreas ed eventuale resistenza all’insulina.
Da questi dati, i ricercatori sono stati in grado di identificare cinque diverse forme di diabete. La prima forma identificata si traduce in una resistenza all’insulina che può portare a complicazioni a danno dei reni. Una seconda forma, invece, riguarda persone giovani che non presentano una reazione autoimmune ma hanno una carenza di insulina e uno scarso controllo del sistema immunitario. La terza forma, anch’essa grave, riguarda soggetti con carenza di insulina e reazione autoimmune.
Le altre due categorie di diabete identificate appaiono meno gravi e molto più diffuse rispetto alle precedenti tre, riferendosi, nel primo caso, a persone anziane e nel secondo a soggetti con problemi di peso.
L’intento della ricerca, come detto, è di fornire gli strumenti per dare vita a trattamenti mirati a seconda delle diverse forme di diabete, ma perché si arrivi a considerare questa nuova classificazione è necessario che vengano effettuate ricerche più ampie in grado di coinvolgere un maggior numero di persone con diabete.
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