Dopo aver esalato l’ultimo respiro, si accerta ufficialmente il decesso della persona. Poi si aspettano sette minuti per rifare l’elettrocardiogramma e dare la certezza della morte. Queste le prime fasi dopo il decesso di una persona, tralasciando però un dato molto importante e scoperto da un team di neurologi, inclusa la Charité-Universitätsmedizin di Berlino. Secondo le indagini svolte su nove persone in fin di vita tutte con lesioni cerebrali senza più terapia di sostegno vitale, attraverso il monitoraggio costante degli impulsi elettrici del cervello, hanno visto che la coscienza sia presente, per un massimo di cinque minuti, anche dopo che il corpo ha smesso di mostrare segni di vita.
Quindi entro i cinque minuti successivi al cuore ormai fermo, le cellule cerebrali o neuroni, possono ancora funzionare. Secondo quanto dichiarato: “dopo l’arresto circolatorio, la diffusione della depolarizzazione segna la perdita di energia elettrochimica immagazzinata nelle cellule cerebrali e l’inizio di processi tossici che portano alla morte”.
“Fatto rilevante, è fino a un certo punto reversibile quando la circolazione viene ripristinata”, scrive il Daily Mail. Questo accade poiché mentre le normali cellule muoiono quando il sangue smette di scorrere, privandole dell’ossigeno di cui hanno bisogno, quelle cerebrali invece, prima di spegnersi completamente, attingono alle riserve energetiche per un massimo di altri cinque minuti.
Questo accade quando iniziano ad andare in crisi i meccanismi che i neuroni usano per tenere separati gli ioni; la rottura delle barriere di queste particelle rilascia nel cervello un’enorme quantità di energia elettrochimica mentre i neuroni cercano freneticamente di attingere ossigeno.
Il processo di depolarizzazione è caratterizzato da iperattività nei neuroni, seguita da un improvviso silenzio che segna solo il conto alla rovescia finale fino alla morte e può essere invertito per un periodo di tempo, come scoperto dai ricercatori.
Si tratta di risultati molto importanti per lo sviluppo di strategie per affrontare l’arresto cardiaco e ictus per ripristinare la circolazione.
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