Una vittoria storica per le donne e per l’umanità. In un Paese in cui tale pratica avviene da sempre. Un riconoscimento per un maggiore rispetto delle donne e non solo per la sessualità, ma per la Persona. Nella nostra cultura e secondo una interpretazione meramente umanitaria ciò che avviene alle ragazzine in molti Paesi che praticano l’Infibulazione è una vergogna. Le mutilazioni genitali femminili sono una mancanza di considerazione, un’umiliazione, anche se tutto ciò avviene per una cultura non-cultura a noi sconosciuta. Una pratica che può portare, oltre alla mutilazione, a infezioni, malattie e spesso alla morte.
Questa pratica ha come scopo la chiusura quasi completa dell’ostio vulvare.
Vengono rescisse a livello genitale, le labbra esterne, interne e il clitoride. Segue una vera e propria cucitura dell’area. La mutilazione lascia aperto solo un foro, per consentire la fuoriuscita dell’urina e del sangue mestruale. Le mutilazioni dei genitali femminili sono eseguite su bambine e ragazze tra i 4 e i 15 anni di età. Nei villaggi, donne senza formazione medica praticano tradizionalmente, con arnesi non asettici, senza anestesia, con probabili conseguenti infezioni ed emorragie. la Infibulazione avviene con una vera e propria cucitura, con filo o parti metalliche, con lo scopo principale di garantire la purezza della ragazza fino al matrimonio. Sarà proprio il futuro sposo ad aprire nuovamente l’area vulvare per la riproduzione e per il proprio piacere sessuale, visto che alle donne tale possibilità è quasi del tutto impossibile.
L’OMS ha definito la Circoncisione femminile di 3^livello un atto criminale, Un atto vergognoso e irrispettoso della persona.
Di questi giorni la notizia, che in Sudan, il nuovo Governo insediatosi ha messo al bando la pratica delle Mutilazioni genitali Femminili. L’approvazione della legge che ne vieta la pratica non basterà a porre fine alla pratica, che avviene da sempre. C’è una folle credenza culturale e religiosa. in molti paesi tra cui il Sudan è intrisa di credenze culturali e religiose, considerata un pilastro della tradizione e del matrimonio e sostenuta persino da alcune donne.
Il Sudan entra in nuova era per i diritti delle bambine e delle ragazze, delle Donne insomma.
Una novità che arriva grazie alla modifica di emendamento del cosiddetto Criminal Act, approvata la scorsa settimana dal governo di transizione del paese, salito al potere solo l’anno scorso in seguito alla cacciata del dittatore di lunga data Omar Hassan al-Bashir. Con la nuova legge chi effettua mutilazioni genitali femminili rischia una pena pari a tre anni di carcere e una multa.
“Questo è un grande passo per il Sudan e il suo nuovo governo”, ha detto Nimco Ali della Five Foundation, un’organizzazione che si batte per la fine delle mutilazioni genitali a livello globale. “L’Africa non può prosperare se non si prende cura di ragazze e donne”
Le mutilazioni genitali sono praticate in almeno 27 paesi africani, nonché in alcune zone dell’Asia e del Medio Oriente. Oltre al Sudan e all’Egitto, è stata confermata anche in Etiopia, Kenya, Burkina Faso, Nigeria, Gibuti e Senegal.
In Nigeria sono state vietate nel 2015.
Seguendo l’esempio nigeriano, anche il Gambia lo ha fatto poco dopo.
L’infibulazione e le altre mutilazioni sono riconosciute come una violazione dei diritti umani delle bambine e delle donne. Nel dicembre 2012, l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha votato all’unanimità per procedere all’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili in tutto il Mondo.
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