Negli ultimi giorni si è spesso sentito parlare della nuova variante di Covid-19, la Delta, proveniente dall’India, che si sta rapidamente propagando in tutto il Regno Unito e che si è presentata a Milano di recente.
Nella palestra Virgin Active, del quartiere milanese Città Studi, pare ci sia stato un focolaio, nonostante la struttura abbia rispettato tutte le norme. Il fatto preoccupante è che a dare questa comunicazione, non è stata la stessa palestra che ha quindi celato ai propri clienti la notizia, generando il malumore degli stessi che ora si sentono maggiormente esposti al rischio. Nonostante questo le persone coinvolte sono state comunque contattate, una volta uscita la notizia, per essere sottoposte al tampone. Su circa 140 test, risultano solo dieci i contagi e uno tra questi, dalla variante indiana (delta), nonostante avesse già ricevuto la doppia dose di vaccino. Stando così le cose, l’Autorità Sanitaria disporrà ulteriori accertamenti per gli altri nove individui contagiati e in settimana avremo aggiornamenti.
Ma non è la prima volta che viene rinvenuto, in Lombardia, un individuo positivo alla variante delta del virus. Stando a quanto detto da Fausto Baldanti, responsabile del laboratorio di Virologia molecolare del Policlinico San Matteo di Pavia: “Nella nostra esperienza, da gennaio abbiamo intercettato dodici casi. Tra questi, undici erano viaggiatori di rientro dall’India e uno era un contagio autoctono. Tutti non vaccinati”. Nei prossimi giorni si procederà dunque con il sequenziamento a campione sui tamponi positivi, in modo tale da verificare l’incidenza della variante sulla popolazione. Nell’ultima indagine, effettuata il 18 maggio, si è stimata un’incidenza della variante delta, sulla popolazione, del 2,5% che, come ribadisce Baldanti, non preoccupa fino in fondo, ma non va nemmeno sottovalutata. Parlando poi dei positivi post vaccinazione, ha affermato lo stesso: “Sono numeri bassi. E non stupisce l’infezione in un vaccinato. Al San Matteo su 4 mila immunizzati, 33 si sono reinfettati, tutti con variante inglese, e tutti senza sintomi o con sintomi lievi”.
I dati preoccupanti arrivano però dal Regno Unito, dove la percentuale di casi positivi alla variante delta è ormai del 96%. Stando alle stime degli esperti, la variante indiana supererebbe quella inglese (Alfa), a livello di contagiosità, di circa il 40-60% ed è dovuto a questo l’aumento rapido dei contagi in quest’area. Negli ultimi mesi si era respirata un’aria di libertà che sembra ora andare progressivamente scemando, dato che le stime di contagi giornalieri registrano circa 7-8mila casi, nonostante l’ottima riuscita della campagna vaccinale britannica. Oltretutto la PHE (Public Health England), ha pubblicato un rapporto che stima che la variante possa aumentare fino al doppio del rischio di ricovero in ospedale. Ora i casi registrati nel Regno Unito sono circa 50mila, e nell’ultima settimana l’aumento è stato di circa 30mila individui. I numeri preoccupanti hanno quindi spinto, la British Medical Association, a lanciare un appello al governo al fine di posticipare l’allentamento delle restrizioni ancora in vigore. La situazione sembra comunque essere sotto controllo e l’aumento dei ricoveri rimane contenuto. La questione che più preoccupa è invece legata alle 12 persone morte, una volta riscontrata la variante indiana e nonostante fossero già state sottoposte alla doppia dose di vaccino. Infatti, le autorità inglesi, hanno affermato che le vaccinazioni hanno effetti meno decisivi contro la delta, con una forza protettiva inferiore.
Anche in Francia e in Spagna sono stati rinvenuti focolai del ceppo indiano e infatti, in entrambi i territori, si procederà con un rapido piano d’azione da parte delle autorità sanitarie, onde evitare la diffusione nel resto del Paese, la quale avrebbe del tragico.
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