Mentre continua a crescere in tutto il mondo, Italia compresa, il numero di persone che decidono di seguire un regime alimentare vegetariano o vegano, che ovviamente elimina del tutto la carne o i prodotti di origine animale dalla dieta, la maggior parte delle persone continua a consumare carne di ogni genere, potendo scegliere tra una varietà di animali molto ampia che stuzzica il palato grazie a ricette gustose imperdibili per qualsiasi amante della buona cucina.
In determinati casi, tuttavia, è proprio il processo di preparazione delle diverse pietanze a base di carne che può richiedere un’attenzione particolare per evitare conseguenze potenzialmente dannose per la salute. Ed è proprio quello che di recente ha confermato l’Agenzia per la Sicurezza Alimentare del Regno Unito. Secondo quanto riferito, un’abitudine molto comune come lavare il pollo crudo prima di cucinarlo, può provocare la diffusione di un batterio dannoso per la salute degli esseri umani.
L’Agenzia inglese ha spiegato che il pericolo sarebbe da identificare nel batterio conosciuto come Campylobacter che generalmente si può nascondere anche nella carne di pollo e risulta particolarmente resistente a temperature fra i 30 e 47 gradi, riuscendo persino a resistere al congelamento. Il pericolo aumenterebbe nel momento in cui il pollo crudo, prima di essere cucinato, viene lavato. In questi casi il batterio può diffondersi agli strumenti da cucina come coltelli, forbici e taglieri, spostandosi quindi nell’ambiente circostante e infettando gli esseri umani.
In questo caso il batterio riesce ad insinuarsi nel tessuto epiteliale dell’intestino provocando la campylobatteriosi che si traduce in diarrea, vomito, nausea, crampi addominali e febbre. In determinati casi, addirittura, è stata rilevata un’associazione tra il campylobacter e la sindrome di Guillain-Barré-Strohl che provoca la paralisi progressiva degli arti. I polli sono risultati tra i principali “veicoli” di questo batterio, e una recente indagine ha scoperto che in Europa la presenza di questo batterio nei pollai ha raggiunto percentuali diverse in ogni paese, da un minimo del 5% ad un massimo del 90%. Riguardo alla contaminazione del pollame non è stata ancora identificata la causa principale, ma diversi sarebbero i fattori correlati, dai mangimi e medicinali somministrati agli animali, ai metodi di somministrazione, l’ambiente in cui vivono e molto altro.
Per ridurre al minimo il rischio di infezione dal batterio, il consiglio migliore è di ridurre al minimo il contatto con il pollo crudo e, soprattutto, cuocerlo per essere certi che il batterio, se presente, venga debellato.
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