La presenza di cinghiali in tutta Italia è ormai cosa risaputa, a partire dall’anno scorso, in particolare con l’arrivo del Covid-19, è stato registrato un aumento del 15% della presenza degli stesso, con un bilancio di 16 vittime e 215 feriti. Questo è quanto emerge da un’analisi condotta da Coldiretti sui dati Asaps, in risposta alle numerose proteste, da parte specialmente di contadini e agricoltori ma anche cittadini e istituzioni, che sono state messe in atto negli ultimi mesi. La Coldiretti ha così voluto riportare l’interesse dei cittadini di tutte le regioni al premier Mario Draghi, per avere un confronto circa quello che per molti sta divenendo un problema.
In Italia si contano adesso circa 2,3 milioni di esemplari di cinghiale, come non era mai successo nella nostra storia. Si stimano inoltre, danni per oltre 200mila euro all’anno nei confronti delle produzioni agricole e danneggiamenti all’intero ecosistema con perdita della biodiversità sia vegetale che animale. Secondo dati istat, negli ultimi dieci anni si sono susseguiti numerosi incidenti provocati da cinghiali, con un aumento dell’81% rispetto al passato, prevalentemente su strade provinciali. I dati sono preoccupanti per la sicurezza degli automobilisti e in generale su strade e autostrade, data la sorprendente capacità di adattamento di questa specie e le loro dimensioni che possono arrivare fino a due metri di lunghezza.
La Coldiretti ha di recente lanciato un sondaggio, rivolto a tutti i cittadini italiani, per analizzare il loro rapporto ed esperienze con i cinghiali. Dai dati raccolti risulta che il 26% della popolazione li ha incontrato dal vivo e l’81% ritiene opportuno un intervento immediato sulla questione, ricorrendo ad abbattimenti e diminuendone il numero in circolazione. Inoltre, l’Autorità per la sicurezza alimentare Europea (EFSA), ha lanciato di recente un appello a tutti gli Stati dell’Unione Europea, raccomandando l’adozione di misure di sicurezza straordinarie che possano limitare l’accesso al cibo da parte dei cinghiali e in generale il numero degli stessi, onde evitare la potenziale diffusione di malattie, come la peste suina africana. il 58% degli italiani, ritiene che i cinghiali siano una vera e propria minaccia per la popolazione e un problema, come detto, per le coltivazioni e l’equilibrio ambientale. Sei italiani su dieci ha dichiarato di avere paura dei cinghiali e, molti di questi, non comprerebbe casa in una zona particolarmente popolata. La metà degli intervistati pensa che il problema debba esser risolto dalle Regioni, il 25% affida il compito al Governo e la restante parte ai Comuni.
In merito alla questione si è recentemente espresso anche il Ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli, parlando durante la protesta di Montecitorio organizzata dalla Coldiretti: “E’ evidente che questa situazione non può più continuare e quindi vi posso assicurare il mio massimo impegno personale per dare delle risposte che tutti voi avete diritto di avere da parte dello Stato”. Aggiunge poi: “La fauna selvatica è di proprietà dello Stato e lo Stato non può con la sua proprietà creare danno ai cittadini. I danni non ci devono essere e lo Stato e le Regioni devono fare la loro parte”. Patuanelli non è però stato il solo ad esprimersi su questo problema.
Anche Salvini ha voluto dire la sua, condannando la presenza di cinghiali nelle città e campagne d’Italia: “Ammazzare i cinghiali è nell’interesse dei cinghiali stessi”. Parlando durante il presidio a Montecitorio: “Io adoro gli animali, ma se voglio tenermi in casa un animale scelgo il cane, il gatto o il pesce rosso. Io il cinghiale in camera da letto non ce lo voglio, e neppure nei campi di chi lavora. La sovrappopolazione è un rischio per alcune specie, bisogna garantire un equilibrio perché altrimenti manca cibo, spazio, verde. Garantire un equilibrio faunistico è assolutamente fondamentale”.
Massimo Vitturi, responsabile LAV (Area Animali Selvatici), condanna invece la troppa durezza della protesta di Coldiretti, accusandola di aver distorto la realtà. Ha poi proseguito affermando che: “Da sempre, infatti, la gestione delle popolazioni di animali selvatici, compresi i cinghiali, è affidata ai cacciatori e al piombo dei loro fucili. E da sempre i danni all’agricoltura imputati ai cinghiali sono in continua crescita, sebbene oramai dal 2005 possano essere cacciati 24 ore al giorno per 365 giorni l’anno. Nonostante, quindi, un regime di caccia forsennato, stando alle accuse di Coldiretti i cinghiali non solo non diminuiscono di numero, ma addirittura sono in continua crescita. La caccia ha dimostrato di essere un totale fallimento! Causa la morte di milioni di animali ogni anno e altera gli equilibri delle specie, comportando così l’espansione numerica dei cinghiali, conseguente anche alle diffuse immissioni di animali provenienti dall’est Europa, operate dai cacciatori negli anni passati per avere a disposizione più animali, più prolifici e più grandi. È quindi necessario un cambio di rotta che instradi su binari scientifici la gestione della convivenza tra gli animali selvatici e le attività umane che si svolgono sui loro territori”.
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