La scorsa volta si era consigliato qualcosa di più accademico, questa volta virare su un prodotto editoriale più leggero è d’obbligo. Chi non ama il Dr. House? Probabilmente nessuno, visto che è universalmente considerato un mitomane, sociopatico e solitario misantropo.
Un uomo complesso con un incredibile dono per la diagnostica, con un approccio quasi investigativo alla medicina. Germi, tumori, virus, batteri e risposte immunitarie eccessive sono criminali, lui è Sherlock Holmes.
Paragone decisamente calzante, molto in voga durante gli anni della serie TV terminata nel 2012. A partire dall’assonanza House-Holmes, alla tossicodipendenza e passione per la musica di entrambi (Vicodin e chitarra Gibson Les Paul per uno, cocaina e pianoforte per l’altro).
C’è anche un Watson in Dr. House, M.D, da un’idea di David Shore. Il fedele amico di House, il mite e sottomesso oncologo James Wilson: altra assonanza, anche lui ebreo, come il celebre assistente dell’investigatore londinese.
Una serie incredibile, un viaggio tra psicosi e dilemmi esistenziali, nella mente di uno dei personaggi meglio riusciti nella storia della televisione e del cinema contemporanei. Il dolore a fare da filo conduttore, quello di chi soffre in un letto e quello lancinante alla gamba del Dr. House.
Prima dell’inizio della serie, infatti, il medico, ironicamente interpretato dal mitico comico britannico Hugh Laurie (nella vita tutto meno che misantropo), ha patito una ischemia alla gamba che lo ha condannato ad un terribile dolore cronico. Il che lo spinge ad ingurgitare pillole su pillole di oppiacei.
Una complessità non sfuggita ai quattro filosofi parte del collettivo Blitris Amoretti, Porelli, Regazzoni e Testino, che hanno buttato giù qualche idea nella loro opera del 2007 La filosofia del Dr. House, disponibile su Amazon.
L’etica del burbero infettivologo americano viene analizzata, quasi ne viene fatta una vivisezione, per approfondire le complessità di un personaggio che troppo spesso è stato semplificato venendo definito un semplice dottore che non gradisce la compagnia dei pazienti.
Il suo rapporto complicato con la religione, il suo “preferisci un dottore che ti sorrida mentre muori, o uno che ti tratti male quando vivi?”, che racchiude la sua complessità sono studiati fino in fondo, nel tentativo di rendere più comprensibile un personaggio incredibilmente diverso dal resto degli abitanti della televisione.
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