Ogni anno moltissime persone risentono fisicamente del cambio di stagione. C’è chi ha modifiche nel comportamento, chi si sente stanco, chi ha repentini cambi di umore. Ma a quanto pare il cambio di stagione non riguarda solo il cambio dentro l’armadio e quello umorale, ma arriva a far modificare persino le nostre capacità intellettive. In Estate abbiamo una maggiore attenzione, mentre in Autunno e primavera la memoria a breve termine è più precisa. Così leggiamo sulla rivista dell’Accademia delle scienze degli Stati Uniti (Pnas) a seguito della pubblicazione di uno studio condotto dall’Università Belga di Liegi.
Le stagioni del cervello sono state analizzate con diversi test effettuati nell’arco di un anno su 28 volontari da neuroscienziati coordinati da Gilles Vandewalle e Christelle Meyer. Per non risentire direttamente dei fattori stagionali come la luce del sole, ad ogni tornata ognuno partecipante ha trascorso cinque giorni chiuso in laboratorio. Successivamente è stata svolta una risonanza magnetica funzionale durante l’esecuzione di due test mirati a misurare le capacità cognitive.
Si è visto che le performance del cervello rimangono invariate durante l’anno ma cambiano le risorse che la materia grigia attiva per svolgere i diversi compiti. Le attività cerebrali legate all’attenzione hanno un picco a giugno mentre diminuiscono in corrispondenza del solstizio d’inverno. Le attività cerebrali legate alla memoria a breve termine invece raggiungono l’apice in autunno per diminuire in primavera.
Oscillazioni che non dipendono dagli ormoni o da altri parametri neurofisiologici come il ciclo sonno-veglia, ma subiscono l’influenza delle stagioni stesse.
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