Nonostante l’enorme diffusione di informazioni sbagliate che spesso vengono diffuse sul web attraverso fake news, è innegabile come i progressi fatti in ambito medico abbiano consentito agli esseri umani di aumentare la propria aspettativa di vita, salvando milioni di vite e creando medicinali in grado di trattare patologie che un tempo provocavano la morte di tante persone.
Gli antibiotici, ad esempio, consentono di curare patologie di vario genere evitando di mettere a rischio la salute delle persone, ma è da tempo che al centro dell’attenzione c’è quello che viene considerato un rischio sempre più presente per la salute pubblica globale. Parliamo di particolari casi in cui le infezioni sono in grado di resistere ai più comuni antibiotici, un problema che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità riguarda oggi almeno mezzo milioni di casi nel mondo, tenendo in considerazione i dati a disposizione.
L’antibiotico-resistenza è un problema che può mettere in serio pericolo la salute degli esseri umani, perché riguarda dei batteri che riescono a resistere ad alcuni dei più comuni antibiotici usati, normalmente, per curare le infezioni, e necessita quindi di un intervento adeguato per comprendere meglio il fenomeno ed evitare rischi per la salute globale.
Per affrontare questa minaccia, nell’ottobre 2015 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha creato il Global Antimicrobial Surveillance System, descritto come un sistema di sorveglianza che ha il compito di raccogliere e analizzare i dati sul fenomeno dell’antibiotico-resistenza. Ed è proprio nel rapporto pubblicato dall’OMS in questi giorni che emerge l’esistenza di 500.000 casi di infezioni resistenti ai comuni antibiotici. Il pericolo è ancora maggiore considerando che la diffusione dei batteri non rispetta i confini nazionali.
Entrando più nel dettaglio, dal rapporto OMS emerge che nei casi di sospetta resistenza agli antibiotici, la percentuale variava a seconda dei paesi, dallo 0 fino all’82%. Secondo i dati, ad esempio, la resistenza ad uno degli antibiotici più comuni, la pennicillina, ha registrato una variazione tra lo 0 e il 51% nei paesi considerati. I casi di resistenza agli antibiotici, nella maggior parte dei casi, ha riguardato batteri come l’Escherichia Coli, Streptococcus pneumoniae, Staphylococcus aureus e Klebsiella pneumoniae.
La stessa OMS, tuttavia, conferma che i dati raccolti sono da considerare solo una stima, dal momento che si basano solo sulle informazioni fornite da 22 paesi che hanno messo a disposizione i dati sui livelli di resistenza agli antibiotici, dei 52 che hanno aderito al sistema GLASS. E non vengono presi in considerazione, inoltre, i casi di antibiotico-resistenza legati alla TBC (tubercolosi), che vengono invece raccolti in un altro rapporto annuale le cui stime, al 2016, registravano 490.000 casi nel 2016.
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