Tema Caldo: Le Patatine di McDonald’s, dal Reportage di Grant Imahara

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La composizione delle patatine fritte da McDonald’s. Tema caldo, bollente, come l’olio in cui tali prodotti sono cotti. Oli? Di quale natura essi siano comunque scottano.

Si rincorrono da sempre denunce false o vere sul sistema di preparazione, conservazione e cottura delle famose patatine fritte della M gialla. A volte sono state le marche concorrenti a denunciare per screditare il noto ristoratore, altre volte sono le associazioni dei consumatori.

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Oggi vi parliamo di Grant Imahara è un reporter di una nota trasmissione televisiva Americana noto perlopiù per servizi inerenti prodotti di ingegneria ed informatica. Stavolta ha realizzato un reportage per la trasmissione per la quale collabora “MythBusters” riguardante un prodotto da tutti conosciuto e consumato, famoso e riferimento per molti.

Il giornalista – diciamolo subito – non ha alcun interesse a sfatare un mito qual è Mc Donald, ma i risultati da lui ottenuti sono quelli che vi riportiamo qui sotto. L’ultima considerazione, prima dei risultati è semplicemente; riguarderà anche i prodotti venduti in Italia? (I protocolli saranno i medesimi, oppure la nostra normativa vigente non permette tali acrobazie chimiche e sofisticazioni al limite della sicurezza per la salute Pubblica).

La sua non è una denuncia, ma ha il sapore di una presa di coscienza. Le analisi effettuate sono state semplicemente riportate e messe a disposizione del pubblico, senza alcun seguito, se non il fatto che la stessa McDonald’s non ha negato ciò che è sotto gli occhi di tutti. “Non c’è nulla da nascondere”.

Grant Imahara è stato invitato dalla dalla stessa catena di fast food. Con una troupe al seguito, ha potuto documentare tutto il processo di fabbricazione, passo dopo passo, in uno stabilimento in Idaho ha seguito la preparazione delle patatine che poi arrivano nei vari punti di ristoro americani.

Grant in particolare ha scoperto che: le patatine fritte sono state immerse in olio in due occasioni, una volta in fabbrica (poi nel fast food prima di essere servite), salate, sottoposte a un congelamento rapido e quindi impacchettate per poi essere spedite nei vari fast food.

Ma la cosa di maggiore rilievo sono i 19 componenti (ingredienti) presenti nel processo, utilizzati, cosparsi, intrisi in esse: oli vegetali vari e aromatizzanti, colza, soia, soia idrogenata, sapore di manzo, grano idrolizzato, latte idrolizzato, acido citrico e polidimetilsilossano (Pmds), una sostanza (della ‘famiglia’ del silicone) che serve per proteggere le patatine dalle alte temperature. Viene usato nell’industria chimica per produrre lo shampoo ed il Silly Putty, che è un materiale che si tira e allunga come gomma.

C’è poi il butilidrochinone, un composto chimico del petrolio, un additivo alimentare di comune uso nell’ambito dell’industria del sottozero. Gli oli e gli aromi avvolgono le patatine una volta che queste sono state raccolte, tagliate e immesse in una macchina che le rende tutte uguali e con quella classica forma.

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Il Reportage del noto conduttore si conclude con una poco rassicurante affermazione e cioè che l’alimento è comunque sicuro (non me lo dovrei neppure chiedere). Chissà se in Italia mangiamo le stesse cose (o se a livello conservativo, anche peggio).

 

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