Prima che un farmaco venga messo in commercio, ad esempio, nel nostro paese, è necessario che ottenga l’approvazione da parte delle autorità preposte che possano analizzare in dettaglio le sostanze contenute all’interno a beneficio della salute dei consumatori. Ma se questa procedura delicata viene effettuata con attenzione per regolare la vendita di medicinali, lo stesso non avviene per altri tipi di prodotti, come ad esempio gli integratori, molti dei quali descritti come naturali in quanto a base di erbe.
Non trattandosi, effettivamente, di farmaci, questi prodotti non necessitano dello stesso tipo di controlli previsti per i medicinali, ma sarebbe proprio questo fattore, secondo una ricerca statunitense, alla base di un gran numero di malattie del fegato correlate all’abuso di integratori negli USA.
Quanto appena detto è emerso in occasione del congresso organizzato a Washington della Società Americana per lo studio delle malattie epatiche, al quale hanno partecipato circa 9500 esperti, attraverso i dati raccolti da Drug Induced Liver Injury Network, che tra il 2003 e il 2006 ha raccolto 341 campioni da altrettanti supplementi dietetici da 1268 pazienti.
A quel punto il National Center for Natural Product Research dell’Università del Mississippi ha analizzato 229 prodotti per scoprirne il contenuto e quest’ultimo è stato poi confrontato con quanto riportato nell’etichetta. Dai risultati è emerso che solo 90 degli integratori analizzati riportavano in etichetta tutto ciò che era contenuto nell’integratore. L’80% dei prodotti destinati ai bodybuilder non presentava alcuna corrispondenza, mentre nei prodotti dietetici il dato scendeva al 72%.
A preoccupare gli specialisti anche i prodotti ayurvedici e a base di erbe. Attraverso un altro studio che ha analizzato 45 campioni usati da 94 pazienti con danni al fegato, in 33 casi è stato evidenziato che questi problemi sono stati provocati dall’uso degli integratori, che presentavano diversi tipi di metalli pesanti come cadmio, mercurio e piombo con una concentrazione che raggiunge anche il 56%.
In ogni caso questi dati mettono in luce un problema che non può essere sottovalutato. Sarebbe necessario adottare misure che richiedano maggiori controlli su questi integratori per comprenderne il reale contenuto prima della distribuzione sul mercato. Più della metà degli americani consuma questi prodotti con la convinzione che siano sicuri e salutari. Ma le informazioni inadeguate spesso riportate nelle etichette e l’abuso che spesso i consumatori ne fanno, contribuisce all’insorgere di malattie epatiche.
Per contrastare questo fenomeno, negli USA è stato lanciato Livertox, un sito web governativo che offre ai consumatori informazioni dettagliate su molti di questi integratori, riportando effetti collaterali, dosi consigliate e persino grado di tossicità, basandosi sull’esperienza di medici e pazienti.
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