È salito circa a 4 milioni e mezzo il numero dei vaccinati all’interno del nostro paese nella giornata di oggi, in una fase in cui, a seconda delle regole in vigore in ciascuna regione, stanno venendo vaccinati operatori sanitari, medici, ma anche insegnanti. Mentre Scozia e Israele arrivano ad aver vaccinato l’interezza della popolazione, in Italia le principali differenze nella gestione della pandemia sono arrivate dalle silenziose riforme del premier Draghi.
La notizia del giorno è la sostituzione del Commissario straordinario per l’emergenza coronavirus Domenico Arcuri, al quale è seguita la nomina di Francesco Paolo Figliuolo, generale nelle forze armate dell’Esercito attivo in Kosovo e Afghanistan. Il desiderio di dimostrare un cambio di passo rispetto al precedente governo starebbe alla base di questa sostituzione, nel caos delle accuse di malagestione provenienti da quasi tutte le frange della critica e dei buchi effettivamente presenti nelle scelte dell’ex Commissario.
Una sostituzione, quella operata da Mario Draghi, che segue pedissequa la modifica del vertice della Protezione Civile.
Il precedente Capo della Protezione Civile Angelo Borrelli è infatti stato sostituito da Fabrizio Curcio, che ha già rivestito il medesimo ruolo sotto i governi Renzi e Gentiloni. Borrelli aveva a sua volta ricevuto critiche severe per i ritardi dovuti all’approvvigionamento delle mascherine, prima che tale mansione venisse trasferita proprio ad Arcuri. Sembra che anche in questo caso, l’intento dell’attuale governo, nella scelta, sia quello di offrire un segnale di profonda discontinuità rispetto alla precedente amministrazione.
Il cambio di passo, tuttavia, non risiede solamente nella modifica del personale, ma anche nelle pianificazioni “strategiche” sul modus operandi dei prossimi mesi. Sulla base delle più recenti risultanze derivanti dal Regno Unito, che parlano di un’efficacia vicina all 80% del vaccino già dalla prima dose, il governo Draghi ha deciso di accelerare nettamente la somministrazione della prima dose di vaccino, senza conservare ampie riserve (30% fino ad ora) per le eventuali seconde dosi. Ovviamente, la scelta consentirebbe di accelerare nettamente il numero di vaccinati totali ed è su questa base che l’obiettivo dichiarato è quello di arrivare alla somministrazione di 19 milioni di vaccini al mese.
Un’ulteriore novità risiede nell’affermata intenzione del nuovo governo di voler provare a produrre il vaccino. Era stata solida e rumorosa la polemica sulla proprietà intellettuale dei vaccini, con diffuse istanze per l’eliminazione di qualsivoglia tipo di brevetto. Da quel che emerge, tuttavia, pare che la produzione del vaccino, AstraZeneca in particolare, non fosse da ritenersi utopia. È per questo motivo che, per aumentare il numero di dosi disponibili e per ottenere una certa autonomia dagli accordi europei, il governo Draghi starebbe pensando di investire nella produzione locale dei vaccini, tramite aziende italiane.
Tornando al titolo del nostro articolo, sono positive le notizie che provengono dall’Europa. Al di là degli esempi virtuosi di Scozia e Israele, sta procedendo a buon ritmo anche la vaccinazione in Regno Unito e Germania, mentre si attende entro la fine del mese il via libera da parte dell’Agenzia Europea del Farmaco per il vaccino Johnson&Johnson, la cui somministrazione viene effettuata in unica dose. Nella tempesta di nuove varianti, si risponde con una tempesta di vaccini. Per la prima volta dopo 12 mesi, parlare di luce in fondo al tunnel non è follia.
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