Covid-19 e Nba, positivo anche Kevin Durant

Durant

Il primo è stato Rudy Gobert, seguito poi dal compagno di squadra Donovan Mitchell, ora tocca a quattro giocatori dei Brooklyn Nets. Mentre non sono disponibili informazioni riguardo gli altri tre contagiati da Covid-19 a Brooklyn (seppur voci dicano che uno di questi sia l’ala piccola Joe Harris), uno dei quattro è sicuramente il campione ed ex-Mvp Kevin Durant.

KD quest’anno non ha ancora messo piede in campo, per via della rottura del Tendine d’Achille occorsa nelle scorse finali. Ciò non è bastato ad evitare il contagio, in degli Stati Uniti in cui la situazione Covid-19 è molto confusa e le restrizioni avvengono a macchia di leopardo. Nessuno dei giocatori il cui contagio è stato reso pubblico è ospedalizzato, mentre il solo Rudy Gobert ha dichiarato di patire “lievi sintomi influenzali”.

Sintomi che probabilmente non avrebbero creato timore in condizioni normali, considerati dal cestista francese come quelli, per quanto lo riguarda, di una banale influenza.

Proprio la mancanza di sintomi e la positività di Kevin Durant hanno insospettito il sindaco di New York De Blasio. Proprio la Grande Mela sembra essere una delle località statunitensi più colpite e, come noi ben sappiamo, i tamponi sono un bene prezioso. Il primo cittadino si è posto allora pubblicamente il dubbio sul perché ad una persona completamente asintomatica sia stato eseguito un tampone.

L’ipotesi più probabile è che il tampone sia stato comprato dal giocatore, che evidentemente era spaventato. Un esborso che avrebbe superato, secondo alcune indiscrezioni circa il prezzo dei tamponi, i 3.000 dollari. Una cifra proibitiva per la maggior parte degli americani, in un paese dove le difficoltà economiche nell’accesso alle cure sanitarie sono un argomento all’ordine del giorno.

Il sindaco si è innervosito, parlando di favoreggiamento positivamente discriminatorio nei confronti di un atleta (altro tema ricorrente nei media americani, specialmente per quanto concerne l’argomento college), affermando che “i tamponi servono per le persone malate, non per chi è sano”. Il suo messaggio sembra voler dire: non possiamo fare i tamponi a tutti, chi, pur avendo sintomi lievi o non avendoli del tutto, teme di essere malato di Covid-19, stia a casa.

In effetti mentre Rudy Gobert aveva mostrato sintomi influenzali insolitamente lunghi e aggressivi, Durant pare non abbia avuto neanche una minima linea di febbre. Non si sa con certezza chi abbia infettato chi, in realtà è impresa ardua scoprire se i due casi abbiano collegamenti. Negli Usa si ha tardato molto ad intervenire con misure restrittive e, data la residenza di Durant in una città con focolai diffusi, probabilmente l’ha contratta a New York (dove è stato di recente anche Gobert).

Uno spiacevole (per quanto clinicamente irrilevante per la salute di KD) episodio che dà ragione all’Nba, che ha deciso di sospendere del tutto la stagione, per evitare che la lega diventasse un enorme focolaio che però allo stesso tempo fa 41 trasferte con aerei, pullman e navi l’anno.

In quarantena cautelativa anche il rapper Drake, che si è incontrato nel corso della scorsa settimana con Durant.

 

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