Non si può parlare di “campioni d’inverno” nel senso tipico del termine, ma questo break di 10 giorni ha il sapore di giro di boa degli anni scorsi e in un certo senso rende concreto il primato dei rossoneri che fino ad ora poteva essere trattato come un rush da prime gare di campionato. Questo Milan è una realtà. Tra oggi e fine campionato vi sono altre 24 gare, tutto è in discussione e in fin dei conti il punto di vantaggio rispetto alla diretta concorrente, l’altra milanese, è soltanto uno.
Il Milan, con la gara di ieri, tuttavia, vinta all’ultimo minuto con l’incornata da corner di Theo Hernandez, sempre più leader in seconda dopo l’autoproclamata divinità svedese momentaneamente ferma per infortunio, ha trasmesso il sentimento di resilienza dei vincitori. Umiltà unita all’impegno, alla foga, che tanto spesso viene premiata nello sport. Non si tratta di un Davide che sconfigge Golia, figurarsi. La storia alle spalle dei rossoneri, anche dopo anni di profonda sofferenza, li colloca in una categoria che non permette loro di vestirsi della gloria riservata alle piccole che sconfiggono le grandi.
Il Milan di quest’anno è piuttosto Edipo, che un po’ per caso, un po’ per il destino malaugurato, un po’, e questo prescinde decisamente dalla mitologia greca, per scellerate campagne d’acquisti, dopo esser caduto in disgrazia ritorna sui suoi passi dopo aver elemosinato per il paese e viene salvato da Teseo, nella forma di Zlatan Ibrahimovic. Non si tratta di un one man show, questo Milan, tuttavia. È frutto dell’intenzione di costruire senza un calcolo matematico, o di valore, ma di costruire partendo dal valore grezzo di ciascun calciatore, confidando nello sviluppo tra gruppo ed esperienza.
Un progetto che, al di là del risultato finale di quest’anno, può dirsi senz’altro riuscito e non senza meriti del traghettatore in panchina. Il nome di Pioli aveva gettato nello sconforto molti tifosi e si era trattato di una scelta onestamente non particolarmente esaltante, rispetto a molti dei nomi sul mercato. Pioli si è tuttavia rivelato il cuoco perfetto per la ricetta più semplice e più complessa al tempo stesso realizzabile sul prato verde del campo: giocare insieme e provare a migliorarsi, senza troppi pensieri.
Le aspettative “basse” rispetto a quanto è la consuetudine quando si parla di Milan e (forse?) l’assenza di pubblico negli stadi, hanno permesso ai giovani interpreti delle idee di Pioli di concentrarsi più sulle piccole cose, sui centimetri di precisione nei passaggi, sui secondi in meno nella rapidità delle scelte, sull’ampiezza dello sguardo rispetto al campo. Fiducia ai giocatori e all’allenatore, consistenza nelle scelte e poco altro. L’età media dei giocatori scesi in campo contro la Lazio legge 22 anni.
Un dato significativo, che valorizza ulteriormente il talento e l’importanza dell’impresa finora compiuta, ma anche un messaggio a tutte le altre squadre del campionato, in primis alla fredda calcolatrice di entrate ed uscite Juventus (s.p.a., ndr), che un nuovo modello di pensare calcio è possibile. Per conferma, chiamare Theo Hernandez.
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