La stagione 1998-99 è stata una delle più avvincenti della storia del campionato di Serie A, soprattutto in una lotta scudetto equilibrata sino all’ultimo: per questo motivo gli esperti di calcio nell’estate 1999 hanno cominciato a usare l’espressione sette sorelle per definire le big del calcio italiano. Mai come allora, infatti, stabilire una candidata numero uno per la vittoria del campionato 1999-2000 fu compito più arduo. Il Milan, con l’obiettivo di vincere il suo diciassettesimo scudetto bissando i successi dell’annata precedente, conferma Zaccheroni in panchina ed affianca al bomber Bierhoff la stella della Nazionale ucraina Andriy Shevchenko per una coppia che promette gol. La Lazio ha fame di riscatto dopo lo scudetto sfiorato l’anno prima (e voglia di continuare a vincere dopo la combo di successi europei Coppa delle Coppe-Supercoppa Europea, quest’ultima vinta contro il Manchester United degli “Invincibili” con una rete del Matador Salas): i biancocelesti si indeboliscono sì in attacco con la cessione di Bobo Vieri all’Inter che viene sostituito da Simone Inzaghi, ma allo stesso tempo rinforzano il centrocampo con gli arrivi di Diego Simeone (arrivato proprio via Inter) e soprattutto Juan Sebastian Veron, uno dei migliori registi di centrocampo della precedente edizione della Serie A, dal Parma vincitore di Coppa UEFA e Coppa Italia. Anche i gialloblù puntano ad uno scudetto mai arrivato nella storia seppur meritato per i tanti trofei vinti negli anni ’90: ad Hernan Crespo viene infatti affiancato il capocannoniere della precedente stagione Marcio Amoroso dell’Udinese, mentre Veron viene sostituito dal connazionale Ortega, uno dei pochi a salvarsi in una Sampdoria retrocessa. Così come Vincenzo Montella, punta di diamante della campagna acquisti di una Roma che vuole tornare grande (e l’ingaggio di un vincente come Fabio Capello come allenatore ne è la prova): l’Aeroplanino va a rinforzare un attacco che ha già in organico Marco Delvecchio e Francesco Totti, a centrocampo arriva il brasiliano Assunçao in sostituzione di Gigi Di Biagio, passato all’Inter, mentre tra i pali il nuovo portiere giallorosso viene dal Bologna e risponde al nome di Francesco Antonioli. Hanno voglia di riscatto dopo una deludente stagione la Juventus e la già citata Inter: solita campagna acquisti faraonica per i nerazzurri (allenati da Marcello Lippi) che oltre a Vieri e Di Biagio prendono proprio dalla Juve Angelo Peruzzi per rinforzare il reparto portieri (Pagliuca torna invece nella sua Bologna). Peruzzi, nel ruolo di guardiano della porta bianconera, viene sostituito dall’olandese Van Der Sar, mentre sulle fasce arriva Gianluca Zambrotta dal Bari: il giocatore toscano diventerà un pilastro dei bianconeri e della Nazionale negli anni a venire. L’ultima delle Sette Sorelle è la Fiorentina, alla ricerca di un attaccante di peso da affiancare a Batistuta in vista del ritorno in Champions League: il nome è quello di Enrico Chiesa.
Tutto sembrava propendere per un ritorno dello Scudetto nella Torino bianconera: a marzo i ragazzi di Ancelotti occupano la vetta con un distacco di ben nove punti dalla Lazio seconda. Ma alcuni punti persi dalla Juventus (tra cui una sconfitta proprio nello scontro diretto contro la Lazio) hanno fatto sì che i capitolini si avvicinassero alla vetta nelle ultime giornate, con una differenza di due punti. Ma nel pomeriggio del 14 Maggio 2000 succede l’incredibile: la Lazio vince per 3-0 contro una Reggina già salva, mentre la Juventus è impegnata in una difficile trasferta al Renato Curi di Perugia. La partita viene sospesa per impraticabilità del campo sullo 0-0, ma dopo un’ora di controlli, si riprende a giocare: la rete di Alessandro Calori, difensore centrale del Perugia, è fatale ai bianconeri e la Lazio vince il secondo scudetto della sua storia, arrivato proprio nell’anno del Centenario del club. Una Lazio che nel corso della stagione vince anche la Coppa Italia sconfiggendo in finale l’Inter, classificatasi quarta a pari punti con il Parma e qualificatasi per i preliminari di Champions League vincendo lo spareggio qualificazione. Terzo posto invece per il Milan del capocannoniere Shevchenko, autore di 24 reti in campionato. Insieme al Parma, accedono alla Coppa UEFA anche la Roma di Capello, partita a ridosso delle prime della classe ma poi calata vertiginosamente nel girone di ritorno, e la Fiorentina di Trapattoni e Batistuta, secondo nella classifica cannonieri con 23 reti. Ottava ad un solo punto di distanza dai viola l’Udinese, iscrittasi insieme al Perugia di Mazzone (decimo classificato) al Trofeo Intertoto, mentre è fuori dalle coppe europee il Verona di Prandelli rivelazione del campionato. Equilibrio in zona salvezza, con Bologna, Bari e le neopromosse Reggina (quest’ultima alla prima partecipazione in Serie A) e Lecce tutte raccolte in un solo punto: felsinei, salentini e calabresi toccano quota 40 punti con dietro il Bari di Fascetti e dell’astro nascente Cassano con un solo punto in meno. Retrocedono il Torino, a cui non bastano i 18 gol di Marco Ferrante per salvarsi, un Venezia che non ripete il miracolo sportivo della stagione precedente, un Cagliari che vide un deludente ritorno di Lulù Oliveira che non ripeté le ottime prestazioni del primo periodo in Sardegna e infine (dopo cinque stagioni) il Piacenza degli italiani, ultimo classificato con 21 punti.
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