Mancano 19 giorni alla stagione NBA e anche se pare ieri che Lebron James indossava, al termine dei pazzi playoff nella bolla di Orlando, il suo quarto anello, inaugurando con successo il duo stellare con Anthony Davis, è già tempo di riprendere i discorsi.
Incominciamo allora proprio dai Los Angeles Lakers, la cui priorità durante l’offseason, non sorprendentemente, è stata quella di mantenere unito il duo Davis-Lebron e, dopo qualche titubanza del lungo scuola Kentucky, che ha fatto gelare il sudore a migliaia di tifosi losangelini, arriva la doppia conferma: Lebron aggiunge due anni di contratto a 85 milioni e Anthony Davis firma al massimo salariale, 190 milioni in 5 anni. I lacustri concludono il capolavoro riparando alla perdita di Rondo (comunque dolorosa, per quanto visto ai playoff) con l’innesto di Schroder, protagonista di una stagione passata da 19 punti di media partendo dalla panchina e di Montrezl Harrell, premiato sesto uomo dell’anno, ma soprattutto strappato ai rivali cittadini dei Clippers, che probabilmente costituiscono il principale ostacolo da scavalcare per i gialloviola nella ricerca del secondo titolo consecutivo. Dunque, in una sola mossa, rinforzarsi indebolendo l’avversario. Touché.
Passando proprio ai Los Angeles Clippers, è ovvio che la perdita di Harrell influisce sul bilancio della offseason dei losangelini. Il fatto di aver perso uno dei protagonisti della scorsa stagione a favore dei vincitori del titolo è chiaramente un grosso minus. Va detto però che Harrell è stato protagonista positivo nella regular season, quanto negativo ai playoffs e i Clippers sono corsi ai ripari sostituendolo con Serge Ibaka, non esattamente l’ultimo arrivato. Dopo il titolo vinto assieme ai Raptors, Ibaka ritrova Kawhi Leonard e si aggiunge alla premiata ditta come ala forte d’esperienza e in grado di performare anche quando conta di più, aggiungendo inoltre, rispetto ad Harrell, una buona dose di tiro perimetrale. Rilevante anche il cambiamento nella panchina rossoblu: Doc Rivers viene spedito a Philadelphia, Tyronn Lue viene promosso a head coach e nel suo team arrivano nomi quali Kenny Atkinson e Chauncey Billups. L’impressione è che ci si possa divertire.
Pensando agli altri grossi cambiamenti, uno è arrivato proprio nella notte tra ieri e oggi: scambio tra Houston Rockets e Washington Wizards, che vede Russell Westbrook volare in direzione della capitale statunitense e John Wall che va a fare compagnia al suo ex compagno di college a Kentucky, Demarcus Cousins. Come Demarcus Cousins? Sì, anche lui ai Rockets. Un anno di contratto al minimo salariale non garantito, per uno dei migliori centri NBA dell’ultimo decennio, martoriato dagli infortuni, ma giocatore su cui apporre ancora speranze. Se fossimo nel 2016, vedere Harden, Westbrook e Cousins avrebbe significato probabilmente finale playoff, nel 2020 vedremo. L’investimento di Cousins si colloca a fianco all’arrivo di Christian Wood. Per lui, il discorso è esattamente l’opposto: giovane lungo “moderno”, veloce, atletico e capace di offrire un discreto tiro dalla distanza. Anche a Houston la panchina vede cambiamenti: D’Antoni cede il posto a Stephen Silas, alla prima esperienza da allenatore.
I Wizards poi con l’arrivo di Westbrook introducono nel roster un giocatore che rovescia le prospettive per la prossima stagione. Fino a poco fa si parlava di Bradley Beal ai Brooklyn Nets (nonostante quest’ultimo non sia mai esplicitamente venuto meno alla sua promessa d’amore alla città di Washington), e quindi di un rebuilding totale, mentre ora con l’arrivo di Westbrook e la conferma di Bertans il piano d’azione sembra essere quello di una lotta per i primi sei posti ai playoff. Al Draft, i Wizards sono riusciti a mettere le mani su Deni Avdija, quotato tra le prime 5 scelte e poi sceso alla nona, che sicuramente aggiunge un ingrediente in più alle prospettive future dei maghi.
A concludere questa prima rassegna, c’è la notizia del ritorno in Italia di Marco Belinelli. Dopo 13 anni in NBA, Marco lascia i suoi amati Spurs per raggiungere la Virtus Bologna. Una notizia inaspettata, che forse lascia un po’ di amarezza per un giocatore che nell’ultimo anno aveva faticato, ma che sembrava avere nelle corde ancora qualche stagione tra le stelle americane. Belinelli voleva una squadra con ambizioni di titolo, ma le offerte non sono arrivate e dunque la strada di casa è stata la favorita. Per noi tifosi italiani, la prospettiva di godere degli scarichi di Teodosic a Belinelli nei palazzetti di tutt’Italia, quando di nuovo sarà possibile accedervi, beh, non è male. Non è male per nulla.
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