Ogni volta passiamo sempre più tempo incollati al telefono cellulare. E da quando i dispositivi mobili permettono anche di gestire le reti sociali, lo portiamo più in mano che all’orecchio, il che per molti utenti può trasformarsi in una vera e propria dipendenza.
In realtà, questo problema rientra nelle psicopatologie più frequenti legate alle nuove tecnologie, un nome scelto per differenziarlo dai disturbi di salute mentale già stabiliti e diagnosticati da organismi ufficiali come l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Il vice direttore accademico della Facoltà di Psicologia e Scienze della Formazione dell’ Università degli Studi Aperta della Catalogna (UOB), Manuel Armayones, ha analizzato nel suo libro “L’effetto degli smartphone. Connettersi con cautela”, queste dipendenze, spiegando le strategie che possono essere messere in atto per superarle perché, secondo l’esperto,
Sono sempre più le persone che richiedono di sottoporsi ad un trattamento dopo aver testato la sensazione di “perdere il controllo di fronte al proprio telefono“.
Uno dei sintomi più comuni è designato col termine inglese “FoMO” (fear of missing out), che rappresenta la paura di perdersi qualcosa che sta accadendo nei social network relazionato alle persone che “seguiamo” se smettiamo di controllare il cellulare. La persona sente il bisogno, quasi compulsivo, di controllare continuamente pagine come “Facebook” o “Instagram”, caratteristica più rilevabile negli adolescenti e nei giovani, soprattutto tra gli uomini . Coloro che manifestano questo comportamento sono di solito insoddisfatti della propria vita. “Le persone con bisogni sociali più insoddisfatti sono quelle che più consultano i social network“, ha affermato il professore Manuel Armayones dell’Università di Barcellona.
Il problema è che invece di sentirsi bene dopo aver trascorso un po’ di tempo su Facebook”, finiscono per provare una grande sensazione di tristezza.
Per evitare questa situazione, lo psicologo Armayones ha evidenziato che sono gli utenti delle reti sociali che detengono il controllo, o almeno molto più di quanto pensino. “Siamo noi che condividiamo la nostra vita personale e, di conseguenza, smettendo di farlo il problema si risolverebbe”, ha spiegato, raccomandando agli utenti di evitare di commettere errori quando si interpreta ciò che si vede e si legge sui social network.
Un’altra delle psicotecnopatologie più comuni è chiamata nomofobia o fobia di non avere sempre il telefonino a portata di mano. Alcune persone se lo portano persino in bagno, lo tengono in tasca mentre fanno le pulizie o in giro per casa, mentre cucinano, non si sa mai chiamasse qualcuno. Inoltre, questo problema si manifesta in due varianti: la fobia di non avere il telefono vicino e la paura che la batteria si esaurisca prima di arrivare a casa o di rimanere senza copertura di rete. Per evitare ciò, è raccomandabile creare situazioni in cui non è necessario portarsi appresso il cellulare, come lasciarlo a casa quando si fa a fare la spesa o portarlo con sé senza batteria.
In questi momenti ci si renderà conto che si può prescindere dal dispositivo e che il mondo continua a girare anche se non si è connessi. Un altro suggerimento per combattere questo tipo di dipendenza è spegnere il cellulare durante la notte.
Un altro sintomo di presunta dipendenza è ciò viene definita “vibrazione o chiamata fantasma”, cioè la sensazione che il telefono sta vibrando o suonando ma in realtà non è così.
Queste sono situazioni comuni in una società che tende a volerci iper-vigili, innescando situazioni che possono causare ansia o stress emotivo.
Per evitare tutto ciò, la persona deve avere ben chiaro che, con tutte le volte che utilizza il cellulare durante il giorno (150 volte in media), è difficile che riesca a perdersi qualche avviso e a soluzione più semplice è quella di spegnere il mobile.
Un altro problema sorge quando si passa da un contenuto ad un altro con collegamenti ipertestuali in cerca della migliore informazione, del miglior prodotto o offerta che può portare a un’insoddisfazione cronica, in quanto la persona passerà la sua vita persona sempre alla ricerca di qualcosa sempre migliore.
Ci può condurre ad una situazione di ansia e saturazione mentale e finire con la sensazione che abbiamo perso miseramente tempo. Di fronte a questa sorta di psicosi si consiglia di controllare il tempo trascorso nella ricerca di informazioni e annotarlo su un quaderno o altro per essere coscienti o non avanzare la raccolta di informazioni.
Un altro modo per superare questo disturbo, noto come mente irregolare, è quello di scaricare e salvare i documenti più interessanti sul computer, spegnere il router e leggere i siti web scaricati.Nella rete si possono trovare informazioni infinite, ma il nostro tempo, energia e pazienza sono abbastanza finite..
Infine, annoveriamo l’effetto Google, che si verifica quando si ricorre ai motori di ricerca in Internet come un’estensione della nostra memoria per ricordare ad esempio il telefono di un parente o l’orario del medico.
Alcuni esperti sostengono che questo sistema sta influenzando la memoria delle persone, perché ogni volta si avverte il costante bisogno di passare meno informazioni dalla memoria a breve termine verso quella a lungo termine. Tra gli esperti corrono diverse opinioni di pensiero, ma è importante valutare sempre i pro e i contro del conservare sul computer o sul telefono cellulare gran parte delle informazioni che in precedenza abbiamo tenuto nel cervello.
Fonte: Cropcircles
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