E’ trascorso oltre un decennio da quando gli smartphone sono entrati a far parte delle nostre vite, ed è impressionante pensare quanto questo dispositivo sia riuscito a diffondersi in maniera capillare in ogni parte del mondo, offrendo l’opportunità di restare sempre connessi, intrattenere gli utenti con la visione di filmati e l’uso di app, accedere a strumenti di lavoro e usare i social network dovunque.
Non è un’esagerazione affermare che in molti casi gli smartphone sono riusciti a cambiare le abitudini di milioni di persone, permettendo di compiere tantissime azioni in mobilità. Proprio l’enorme utilità dei dispositivi mobili rende difficile immaginare di staccarsi dal proprio smartphone per troppo tempo. Ed è proprio su questo aspetto che si concentra una nuova indagine condotta da Motorola, che cerca di comprendere quando lo smartphone, da strumento utile per lo svago e il lavoro, può trasformarsi in un vero e proprio problema da non sottovalutare.
Motorola, che ricordiamo è l’azienda responsabile della produzione del primo telefono cellulare al mondo, si è chiesta in che modo sono cambiate le abitudini nell’uso del telefono in questi anni, e quanto gli smartphone siano riusciti a cambiare anche le abitudini di rapportarsi con le altre persone. Per farlo ha coinvolto la dottoressa Nancy Etcoff esperta di comportamento dell’Università di Harvard e psicologa presso il Massachussets General Hospital analizzando i dati raccolti dalla società Ipsos.
E’ stato quindi creato un questionario sottoposto all’attenzione di persone appartenenti a diverse generazioni, dalla cosiddetta generazione Z ai Millennials comprendendo anche persone più grandi, per comprendere le abitudini legate all’uso dello smartphone nella vita di tutti i giorni. E i risultati hanno mostrato che, in molti casi, esiste una reale dipendenza che rischia di intaccare i rapporti con altre persone.
In generale il 60% degli intervistati è consapevole dell’importanza di creare una separazione tra vita privata e smartphone, mentre il 61% ritiene importante ottenere la massima soddisfazione dalla vita personale quando non usa lo smartphone. Ma non mancano risultati a dir poco preoccupanti. Ad esempio, il 53% degli intervistati appartenenti alla generazione Z (quindi giovanissimi) considera lo smartphone come “miglior amico”, mentre il 33% per una settimana riuscirebbe a fare a meno di parenti e amici, ma non dello smartphone.
L’indagine Motorola identifica, in particolare, tre comportamenti preoccupanti legati all’uso dello smartphone. Quasi la metà degli intervistati, 49%, ammette di controllare lo smartphone più volte di quanto vorrebbe, dando vita ad un comportamento compulsivo e, il 44%, dice di sentirsi quasi costretto a farlo. Il 35% ammette di trascorrere troppo tempo con lo smartphone, ma al tempo stesso è consapevole che potrebbe essere più felice se riuscisse ad usare di meno il telefono.
Il terzo comportamento rilevato dall’indagine, è invece di una reale dipendenza emotiva. Il 65% degli intervistati, dichiara di andare nel panico al pensiero di aver perso lo smartphone, mentre un 29% del campione ammette di pensare allo smartphone anche quando non lo usa.
Una situazione, questa, che nei casi più gravi può richiedere un intervento serio, partendo innanzitutto dalla consapevolezza di quanto si tende ad usare lo smartphone nell’arco della giornata e cercando di ridurlo per evitare di cadere in una dipendenza senza neanche rendersene conto. Per farsi un’idea del problema, a questo indirizzo Motorola ha messo a disposizione un questionario per capire quando l’uso dello smartphone rischia di diventare un problema.
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