Si è parlato molto spesso di sicurezza sulla piattaforma mobile Android e delle minacce che sempre più spesso prendono di mira quello che continua ad essere il sistema operativo mobile più popolare e diffuso a livello globale. I sistemi di sicurezza adottati da Google per limitare la diffusione di software potenzialmente dannosi attraverso il negozio virtuale Play Store dovrebbe garantire un livello di sicurezza in grado di impedire che si diffondano potenziali minacce per la sicurezza degli utenti.
Ma come segnalato in diverse occasioni, può accadere che cyber-criminali riescano a trovare il modo di aggirare questi strumenti di controllo, riuscendo a diffondere applicazioni infette che possono prendere di mira gli utenti Android. E’ di questi giorni la conferma, da parte dell’azienda Trend Micro, di un nuovo episodio del genere che ha coinvolto un totale di 182 app che, anche attraverso il Google Play Store, veicolavano un adware che prendeva di mira i dispositivi degli utenti che installavano questi software.
Nel rapporto pubblicato da Trend Micro, i ricercatori hanno chiarito che le 182 app sono state scoperte non solo sul Play Store, ma anche su alcuni store digitali di terze parti. Le app erano destinate ai dispositivi Android e, secondo quanto scoperto, contenevano adware. Non si tratta quindi di software in grado di carpire dati personali violando la privacy degli utenti, ma di strumenti che diffondono contenuti pubblicitari, anche in maniera aggressiva, andando così a danneggiare l’esperienza utente.
Il funzionamento di questo adware, spiegato da Trend Micro, appariva in questo modo. Quando l’app infetta veniva installata sul dispositivo, funzionava in maniera normale per circa 30 minuti o addirittura per le prime 24 ore. Trascorso questo periodo di tempo, quando il dispositivo veniva sbloccato, l’adware attivava pubblicità visualizzandola a schermo intero e rendendo difficile rimuoverla. I contenuti pubblicitari si ripetevano ciclicamente ogni 5 minuti, impedendo così agli utenti di utilizzare al meglio il proprio dispositivo.
In alcuni casi, inoltre, le app erano realizzate in modo da nascondere l’icona all’interno del dispositivo, rendendo più complicata l’eliminazione della stessa. I ricercatori, inoltre, hanno spiegato che la pubblicità non si attivava immediatamente in modo da spingere gli utenti a inserire una recensione positiva all’interno degli store e al tempo stesso aggirare i sistemi di controllo dei negozi virtuali.
Trend Micro ha confermato che alcune delle 182 app in questione, prima di essere rimosse anche dal Google Play Store, avevano registrano oltre 9 milioni di download.
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