La privacy è un argomento che suscita sempre molta attenzione presso l’opinione pubblica, soprattutto quando di mezzo ci sono alcuni importanti colossi tecnologici accusati di sfruttare la propria posizione per accedere ai dati degli utenti senza aver prima ottenuto il loro consenso.
E’ in parte ciò di cui è stata accusata di recente Twitter negli USA, dove è stata avviata una class-action nei suoi confronti, in merito alla possibilità che il portale di microblogging intercetti i messaggi privati degli utenti in maniera automatica.
Secondo le accuse rivolte a Twitter, questa intercettazione dei messaggi privati sarebbe dimostrata nel momento in cui un utente invia un link, ad esempio ad un articolo del New York Times, ad un’altra persona attraverso i messaggi privati. Il link viene sostituito da Twitter con il sistema di abbreviazione degli URL, www.t.co, mascherando poi quest’ultimo con il link originale.
Se questo sistema di abbreviazione viene effettivamente confermato da Twitter nei tweet pubblici, dove è imposto il limite dei 140 caratteri, in nessun caso viene menzionato nei messaggi privati. Questo significa che l’algoritmo di Twitter sarebbe in grado di intercettare, leggere e se necessario modificare i messaggi privati degli utenti, senza il loro consenso.
L’accusa ipotizza, inoltre, che questa strategia sarebbe adottata da Twitter per ottenere dei benefici in termini pubblicitari, riuscendo a tracciare meglio le attività degli utenti dimostrando agli inserzionisti come riesca a guidare il traffico dati verso i loro siti.
Ma al contempo, stando alla class-action, questo sistema violerebbe le leggi sulla privacy in California e qualora Twitter dovesse essere ritenuta colpevole, si troverebbe costretta a pagare risarcimenti consistenti, pari a $100 dollari al giorno per ogni utente di cui avrebbe violato la privacy.
Non resta che attendere prossimi sviluppi.
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