Il 2018 appena passato è stato probabilmente l’anno più complicato nella storia di Facebook, il colosso statunitense che raccoglie una community di oltre 2 miliardi di utenti nel mondo. Tra scandali legati alla sicurezza e la gestione della privacy degli utenti (il caso Cambridge Analytica è un esempio lampante) la società guidata da Mark Zuckerberg ha dovuto affrontare molti problemi che sono andati a ripercuotersi anche nelle quotazioni in borsa.
Ma l’attività di Zuckerberg non si limita solo a Facebook. Da qualche anno, ormai, insieme alla moglie ha creato una fondazione che, tra le altre cose, si è posta come obiettivo quello di “curare tutte le malattie”. E in tal senso proprio grazie ai finanziamenti destinati ai ricercatori, è stata presentata in questi giorni una novità piuttosto promettente. Si chiama Wand e viene descritto come un dispositivo in grado di leggere le onde cerebrali.
Questo ambizioso progetto è stato presentato nella rivista Nature Biomedical Engineering. Ed è stato finanziato dalla fondazione di Zuckerberg e della moglie che può contare su un budget di circa 5 miliardi di dollari. Il progetto è stato realizzato da un team di ricercatori dell’Università di Berkley e dalla start-up Cortera.
Wand ha le dimensioni di un pacemaker ed è in grado di leggere gli impulsi elettrici del cervello, riuscendo se necessario a correggerli. Sono già stati effettuati test su alcune scimmie, con risultati positivi.
Il dispositivo è in grado di monitorare il segnale di 128 punti del cervello su cui sono posizionati degli elettrodi. Un algoritmo è in grado di riconoscere le onde del cervello, separandole da quelle di ritorno del dispositivo. Nei test effettuati, le scimmie dovevano muovere un joystick seguendo un obiettivo. Wand è stato in grado di sapere in anticipo quando la scimmia stava per compiere il gesto, riuscendo a fermarla attraverso un impulso elettrico.
Come spiegato da Rikky Muller, ricercatrice presso l’Università di Berkley, si tratta di un dispositivo realmente innovativo. In futuro potrebbe avere delle applicazioni in campo medico permettendo di aiutare persone affette da diverse patologie come l’epilessia, i traumi della spina dorsale ma anche il Parkinson. Questo perché consente ai soggetti di muoversi liberamente riuscendo a comprendere in autonomia quando interferire con i movimenti.
Stando alle dichiarazioni della stessa ricercatrice, si tratta di un progetto diverso da quello perseguito da Facebook, per l’interazione con i computer. L’obiettivo, in questo caso, è quello di interagire con il cervello per curare malattie.
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